martedì 22 febbraio 2011

Lentamente Muore. (P.Neruda.)

Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

domenica 20 febbraio 2011

Inviti Superflui Dino Buzzati

 
"Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi,insieme andammo
 andammo per le foreste piene di lupi, ed i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi dalle torri,tra svolazzare di corvi.Insieme, senza saperlo,di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa , che ci aspettava.
Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri.
 “ Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.
 
 Ma tu ( ora mi ricordo) non conosci le favole antiche dei re senza nome,degli orchi e dei giardini stregati.
 Mai passasti, rapita, sotto gli alberi che parlano con voce umana, nè battesti mai alle porte del castello deserto, nè camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, nè ti addormentasti sotto le stelle d’oriente, cullata da piroga sacra.
Dietro i vetri, nella sera d’inverno, noi rimarremmo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io ti chiederei : “ Ti ricordi?” ma tu non ricorderesti.